CASTELFERRETTI Nel campionato trionfale della Castelfrettese ha assunto un ruolo rilevante Fabrizio Zoccari che rappresenta il trait d’union tra dirigenza, staff tecnico e squadra. Il team manager è stato sempre vicino alle esigenze di allenatori e giocatori, soffrendo e gioendo insieme a loro in panchina e contribuendo con impegno e competenza a formare un gruppo granitico.
Fabrizio, qual è stato il segreto del successo?
«Tutte le componenti hanno lavorato bene dalla scorsa estate. Si formato un bel gruppo a livello dirigenziale, nello staff tecnico e tra i giocatori. Non eravamo indicati tra i favoriti, ma abbiamo centrato la Promozione con una cavalcata straordinaria, in cui tutti hanno meriti notevoli».
Cosa significano per te i colori biancorossi?
«Tanto avendoli indossati da giocatore e ritrovati dopo tanti anni da dirigente. La Castelfrettese rappresenta la squadra del mio cuore e sono orgoglioso di far parte di questa società».
Come ti trovi all’interno del gruppo squadra?
«Molto bene perché amo stare tra i giovani e mi piace condividere emozioni con loro. Mi sono tornati in mente i bei momenti di quando giocavo e sono tornato giovane anch’io».
Come giudichi il lavoro dello staff tecnico?
«Eccellente. Oltre a essere una persona favolosa, mister Bugari ha portato aria nuova e quella professionalità da categoria superiore che era forse mancata nelle precedenti stagioni. Lo stesso discorso vale per il prof Simonetti, per il vice Mattia Principi e per i preparatori dei portieri Gambadori e Bachieca».
Con Marco Principi e Gambadori hai creato legami particolari…
«Ringrazio Marco per aver pensato a me e per avermi inserito qualche stagione fa nel progetto di risalita di una società modello, guidata da un presidente come Augusto Bonacci che non ha bisogno di presentazioni. Ho ritrovato Samuele, che conoscevo come giocatore, e si è creato un rapporto di amicizia profondo».
Cosa pensi del campionato appena concluso?
«Ho notato un livello molto più elevato della scorsa stagione essendo retrocessi dalla Promozione club blasonati come Filottranese e Sassoferrato Genga e avendo molte altre società allestito rose competitive per tentare il salto di categoria. La nostra rosa lunga ha fatto la differenza. Sulla carta non eravamo i più forti, ma il responso del campo ci ha premiato perché avevamo ventotto giocatori, tutti sullo stesso livello».
Quanto hai sofferto in panchina?
«L’ho sempre considerata come un sacrificio perché ho fatto fatica a stare zitto rivedendomi come calciatore. Abbiamo percorso l’intero girone d’andata a stretto contatto con la Filottranese che a inizio ritorno ci aveva distaccato di quattro punti. Quando abbiamo vinto lo scontro diretto in trasferta e operato la settimana successiva il sorpasso abbiamo creduto davvero di potercela fare e siamo arrivati al traguardo per primi».
Dopo nove anni si torna in Promozione…
«Disputeremo un campionato più idoneo al blasone di questo club. Il livello di difficoltà si alzerà, gli avversari saranno più attrezzati, ma cercheremo di tenere alti i colori biancorossi e di fare bella figura anche al piano di sopra».
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