CASTELFERRETTI Nel 2014/15, da allenatore-giocatore, fu l’artefice di un’esaltante salvezza ai playout in Prima Categoria rilevando a novembre la squadra, ultima in classifica. Dopo sette anni, arricchiti dall’importante esperienza biennale sulla panchina della Jesina in Serie D, è tornato alla Castelfrettese con l’obiettivo di riportarla su palcoscenici più consoni alla sua tradizione. Conosciamo meglio mister Yuri Bugari, 44 anni, una vita dedicata al calcio per una passione trasmessa anche alla famiglia.
Mister, confermi che a casa Bugari il pallone non manca?
«Ho tre figli calciatori e uno che sta facendo pratica. Nell’Ancona giocano Emiliano con la Primavera ed Edoardo con l’Under 14, oltre ad Elisabetta militante nell’Under 15 dell’Ancona Femminile. Il più piccolo, Ezechiele, ha solo tre anni ma sta già calciando tutto quello che gli capita a tiro e penso che seguirà la stessa strada del padre e dei fratelli più grandi. Il tutto con la supervisione di mamma Valentina, la vera capofamiglia».
Il Bugari calciatore è soddisfatto del percorso compiuto?
«Potevo fare qualcosina in più, nonostante l’orgoglio di aver vissuto esperienze significative in piazze prestigiose come Senigallia, Fossombrone, Macerata e Jesi. Dopo il settore giovanile all’Ancona mi è mancato il professionismo, ma all’epoca il club dorico militava nelle massime categorie e non era semplice debuttare. In seguito ho preferito anteporre la famiglia a tutto: basti pensare che a 32 anni avevo già tre figli. Spero che loro privilegino la parte professionale fino a quando possono».
Dove hai vissuto gli anni più belli?
«Alla Jesina, sia da calciatore che da allenatore. Alla Maceratese dove centrammo i playoff di Serie D. Indimenticabile il biennio all’Elpidiense Cascinare, piccola realtà che conquistò la Serie D sovvertendo ogni pronostico. Nella parte finale di carriera la Dorica Torrette: eravamo neopromossi in Promozione, progettati per la salvezza, e invece arrivammo a un passo dall’Eccellenza, persa ai rigori nello spareggio di Montegranaro contro il Monticelli che arrivò negli anni successivi fino ai playoff di D».
Quali mister ti hanno lasciato di più?
«Ne cito diversi, a partire da Giovanni Clerici all’Elpidiense Cascinare. Il nostro rapporto andò oltre quello normale tra allenatore e giocatore: fu come un padre per me. Formativa l’avventura con Gabriele Morganti, con cui debuttai in D alla Vigor dove fui allenato anche da Francesco Conti, diventato in seguito vice di Del Neri e Giampaolo. Mi hanno insegnato tanto anche Stefano Protti al Fossombrone, oggi in Serie C con la Fermana, Francesco Nocera alla Maceratese, Gianluca Fenucci alla Jesina e Massimo Lombardi alla Dorica Torrette. Da tutti ho preso qualcosa».
Quali sono i compagni più forti con cui hai giocato?
«Ho avuto la fortuna di avere al fianco tanti giocatori incredibili sotto l’aspetto tecnico e sotto il profilo umano. Da Marcucci, Carta, Minaudo e De Pascale alla Vigor, a Pazzi e Vagnoni con la Maceratese. Da Bessone e Capparuccia all’Elpidiense Cascinare, a Niosi, Strappini e Sebastianelli alla Jesina».
Da allenatore hai guidato per due anni la Jesina in D…
«Una piazza illustre e ambita da tutti. Dopo l’esordio da mister alla Castelfrettese, in cui ero anche calciatore, arrivai presto nella massima categoria, senza la possibilità di fare esperienze in categorie inferiori. Con l’aiuto di tutte le componenti ottenemmo buoni piazzamenti, nonostante le risorse limitate. È complicato allenare in D perché bisogna dedicare tempo solo a quello, mentre io ho anteposto il lavoro al calcio. Adesso guardo più al progetto che alla categoria».
E adesso sei tornato alla Castelfrettese…
«Una società a cui sono molto legato e dove ho ritrovato un presidente, Augusto Bonacci, che conoscevo bene essendo stato il mio direttore sportivo alla Jesina. Mi ha esposto un progetto interessante che collimava alla perfezione con le mie idee. Qui ci sono organizzazione, competenza e soprattutto strutture, indispensabili per allenare in un certo modo: ho tutto a disposizione e anche di più. L’organico allestito è competitivo e composto da ragazzi seri: le possibilità di far bene non mancano».
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