CASTELFERRETTI Insieme a Michele Quercetti, oltre a Marco e Mattia Principi che hanno appeso le scarpette al chiodo e oggi ricoprono altri ruoli, rappresenta l’unico superstite della rosa della Castelfrettese che disputò nel 2013/14 l’ultimo campionato di Promozione della sua storia. A distanza di nove stagioni, il 31enne laterale sinistro anconetano Riccardo Durazzi è tornato nel mercato di dicembre in biancorosso per provare a riportare il club su livelli più consoni alla sua tradizione.
Riccardo, che ambiente hai ritrovato a Castelferretti?
«Profondamente migliorato. Avevo lasciato una società in evidente difficoltà: non a caso retrocedemmo arrivando ultimi. L’ho riscoperta organizzata e ambiziosa con il presidente Augusto Bonacci e tutta la dirigenza sempre presenti agli allenamenti e sempre vicini alle nostre esigenze. Mi ha stimolato la possibilità di tornare per riscattare quella parentesi sfortunata a livello di risultati».
Quanto ha contato nella tua scelta la presenza di Yuri Bugari?
«Mi aveva già contattato in estate e quando a dicembre mi ha richiamato insieme alla società ho accettato volentieri la proposta perché con lui avevo condiviso una bella parentesi al Portorecanati, seppur durata pochi mesi. Mi trovo benissimo con il mister che possiede grandi doti sia sotto l’aspetto umano che a livello tattico. Ha una mentalità da professionista e legge le partite in modo correttissimo: il sabato sappiamo tutti come muoverci grazie alla preparazione maniacale che attua in settimana».
E con i compagni come ti trovi?
«Il gruppo è composto da ragazzi eccezionali che mi hanno accolto benissimo agevolando l’inserimento. Mi dispiace di non aver potuto dare nei primi mesi il contributo che volevo a causa prima di una squalifica poi di un infortunio muscolare. Da fuori ho provato a essere utile a livello di carisma grazie all’esperienza maturata in tanti anni. Da due partite sono tornato a pieno regime e adesso spero di dare il meglio, in campo e fuori, per aiutare il gruppo a centrare il traguardo».
Descrivici le tappe più significative del tuo percorso calcistico…
«Sono cresciuto nel settore giovanile dell’Ancona, squadra della mia città, prima di debuttare in Eccellenza con il Piano San Lazzaro di Marco Lelli, arrivato in finale playoff contro la Jesina a Falconara. Dopo un’esperienza in Serie D col Real Rimini, sono tornato per motivi di studio e lavoro in zona militando con Osimana, Portuali, San Biagio e Portorecanati».
Quanti campionati hai vinto?
«Per due volte sono salito dalla Prima Categoria alla Promozione: una con l’Osimana, attraverso il ripescaggio, e una coi Portuali Ancona nel 2020, quando salimmo al primo posto proprio nel momento in cui il campionato venne sospeso per l’esplosione della pandemia. Peccato non aver potuto proseguire il cammino in Promozione coi Dockers».
Quali mister ti hanno lasciato di più?
«A livello giovanile mi ha insegnato tanto Davide Finocchi ai tempi dell’Ancona. In seguito hanno contribuito a migliorarmi sotto i profili mentale e tecnico David Canonici e Cristiano Caccia, che mi hanno allenato al San Biagio, oltre a Davide Tedoldi all’Osimana. Il compagno più forte con cui ho avuto il piacere di giocare è stato Michele Camillini, ex Cesena in Serie B, difensore centrale che rappresentò un punto di riferimento nel Real Rimini. Mi hanno impressionato anche Simone Mazzocchini al San Biagio e Luca Mascambruni ai Portuali».
Quali partite ti hanno emozionato di più?
«Ricordo benissimo l’esordio col Piano San Lazzaro in Eccellenza, il giorno del mio diciottesimo compleanno: vincemmo 3-0 contro il Grottammare. Rigiocherei volentieri la finale playoff con l’Osimana, persa di misura contro il Villa Musone a Recanati di fronte a una splendida cornice di pubblico. Il rimpianto è quello di non aver potuto affrontare per squalifica l’Anconitana al Del Conero nel 2018, quando militavo nel San Biagio in Prima Categoria. Da anconetano e tifoso biancorosso sarebbe stato il coronamento di un sogno».
E nella vita di tutti i giorni di cosa ti occupi?
«Dopo aver conseguito la laurea specialistica in Scienze Motorie sono diventato personal trainer. Ho svolto delle supplenze a scuola, dove mi piacerebbe ottenere una cattedra fissa da insegnante di educazione fisica. Quando non giocherò più, resterò nel calcio, magari come preparatore atletico».
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